Il giornalista di moda scrive articoli e si occupa degli editoriali per i media: dai giornali alla televisione, al web. Oltre che in una redazione, questa figura può
lavorare come freelance, scrivendo più liberamente, senza vincoli di sponsor. Tra questi, alcuni lavorano su commissione, altri, più affermati tendono a lavorare con un fotografo di fiducia con il
quale costruiscono i pezzi da pubblicare nel caso di sfilate, interviste a designer o celebrities e li vendono alle testate.
Lo stilista ha bisogno dell’aiuto di qualcuno, di un addetto ai lavori, per far conoscere la sua creazione: il giornalista che lavora nei mass media guarda al fenomeno
dell’abbigliamento come ad una straordinaria chiave per comprendere le mutazioni sociali. Il bisogno della moda di comunicare incontra cosi la necessità di comunicare del giornalista. Beppe
Severgnini, uno dei più famosi giornalisti italiani, in un suo articolo scrisse che una sfilata di moda senza la stampa non è un’idea che va lontano.
I percorsi professionali che portano alla formazione di questa figura sono molteplici: esistono corsi di laurea in lettere o in comunicazione che offrono indirizzi per
il giornalismo.
Le basi del giornalismo di moda sono le stesse del giornalista generico: abilità nella scrittura, passione per la ricerca e la verifica delle fonti, uniti all’amore per
la lettura, lo studio e l’esercizio continuo nello scrivere. Un buon giornalista di moda deve possedere un proprio stile, acquisito dopo molto esercizio ed esperienza, in modo da distinguersi dai
colleghi e rendere i suoi pezzi interessanti per i lettori. Informarsi sulle tendenze e sugli eventi circostanti è fondamentale.
Il giornalista di moda deve possedere oltre che nozioni di puro giornalismo, anche quelle di storia del costume e della moda, estetica,
marketing, sociologia e cinema. Inoltre deve conoscere in qualche modo il prodotto di cui deve scrivere. Non è sufficiente essere cronista di un evento di moda, o saper rappresentarne le
suggestioni, è necessario che conosca il complesso fenomeno di cui deve scrivere e che ha implicazioni da un punto di vista sociologico, antropologico, economico; e deve saper valutare, quasi come un
critico d’arte, il valore tecnico-artistico della collezione, del capo. Completeranno la sua formazione professionale il padroneggiare anche altri ambiti altamente creativi che confinano con il tema
moda come il design, l’architettura, l’arte e il cinema per creare atmosfere e fare citazioni e strutturare confronti.
Il giornalista di moda quindi ha un ruolo importante: quello di capire, interpretare e comunicare il sogno che si nasconde dietro il mondo sfavillante e abbagliante
della moda.
In questo lavoro, soprattutto nelle testate più importanti, può essere sottoposto a spinte che provengono più che dalla propria formazione personale, dagli interessi della testata. I professionisti
della comunicazione di moda devono, più di altri professionisti del giornalismo, acquistare una dimensione etica del loro lavoro per poter scrivere liberamente e obiettivamente.
Per tutti l’impegno di documentazione base non solo teorica, ma anche di prodotto, è quello di seguire ogni anno un minimo di appuntamenti stagionali milanesi,
parigini, fiorentini e almeno una visita alle fiere MILANOUNICA, MICAM, MIPEL e MIDO. Ciò per informarsi sulle tendenze ed avere visione diretta della “materia prima” sulla
quale si scriverà durante la stagione. Una volta presa visione della materia prima è indispensabile conoscere i dati economici dei singoli stilisti e dei gruppi del lusso. E’ quindi necessario
stabilire un contatto diretto con gli uffici stampa e seguire almeno due quotidiani economici al giorno.
Fondamentale diventa però l’assunzione in una redazione per entrare a contatto con il mondo della moda direttamente, fare esperienza e allenarsi nell’esercizio della
scrittura, per farsi conoscere e leggere.
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